Il borgo di Oneta
Il borgo di Oneta si trova nel comune di San Giovanni Bianco, ed è collegato a Cornello da un tratto della Via Mercatorum. Qui la tradizione individua la “Casa di Arlecchino”.
Il borgo è formato da un gruppo di antiche case, alcune delle quali restaurate nel rispetto della struttura originaria, attraversate da vie porticate, sui cui si affacciano portali in pietra, ballatoi in legno e l’ingresso alla chiesa del Carmine, che custodisce alcune tele del pittore Carlo Ceresa.
Sulle pareti del porticato della Chiesa è affrescato un grande San Cristoforo, posto a protezione dei viandanti lungo la via Mercatorum.
Le origini di Oneta risalgono probabilmente al periodo delle invasioni barbariche e la sua storia è legata a quella della nobile famiglia dei Grataroli: una potente famiglia locale i cui componenti vantavano ricchezze e fortune acquisite a Venezia.
I Grataroli erano i proprietari del palazzo conosciuto come “Casa di Arlecchino”, che fecero decorare con pregevoli affreschi, visibili ancora oggi entrando nella camera picta. Gli affreschi testimoniano l’ascesa della famiglia attraverso l’intercessione dei santi taumaturghi legati alla devozione popolare. All’ingresso del palazzo è visibile un affresco che rappresenta un uomo con un bastone in mano accompagnato dalla scritta: “Chi no è de chortesia, non intrighi in casa mia. Se ge venes un poltron, ghe darò del mio baston”. Questa figura ricorda quella de “l’Homo Selvadego” diffusa nelle comunità retico-alpine.
Gli Zanni e la maschera di Arlecchino
La tradizione che identifica Oneta come patria, prima degli zanni e poi di Arlecchino, può ben essere inserita nelle vicende della famiglia Grataroli e della loro presenza, come tanti altri emigrati bergamsachi, a Venezia.
A metà del Quattrocento, molti bergamaschi, soprattutto delle valli, emigrarono a Venezia in cerca di fortuna, dando vita a una comunità attaccata alle proprie radici e alla propria identità e manifestando delle caratteristiche comuni e stereotipate che entrarono a far parte della nascente letteratura popolare della laguna.
Nacque così la maschera dello Zanni che identificava una figura rozza, sguaiata, tonta, dalla parlata rude, aspra e cadenzata, stereotipo del bergamasco.
Con la Commedia dell’Arte, nel Cinquecento, la letteratura popolare assunse connotati più raffinati e meno volgari e dallo Zanni nacque la maschera di Arlecchino.
Palazzo Grataroli oggi è la sede del Museo di Arlecchino.